Blaze by Stephen King

Blaze by Stephen King

autore:Stephen King [King, Stephen]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Quando entrarono, Harry Bluenote era appoggiato alla porta della sala da pranzo. Maschi e femmine osservarono con pari soggezione i quadri (stampe Currier

& Ives, disegni di N.C. Wyeth), i mobili antichi di legno stagionato, il lungo tavolo da pranzo con BENVENUTO inciso su una panca ed ENTRI AFFAMATO, ESCI SAZIATO inciso su un’altra. Quasi tutti non mancarono di dare un’occhiata al grande ritratto a olio sulla parete orientale. Era il ritratto di Marian Bluenote, la defunta moglie di Harry.

Si consideravano forse dei duri e in un certo senso lo erano, ma erano anche ancora solo ragazzini nelle prime fasi della loro caratterizzazione sessuale.

Istintivamente si disposero in fila come avevano fatto per tutta la vita. Bluenote li lasciò fare. Poi strinse la mano a ciascuno di loro, via via che entravano in sala da pranzo. Accolse con un galante cenno del capo le ragazze, ignorando con magnanimità il fatto che si fossero conciate come dei bambolotti.

Blaze era l’ultimo. Superava Bluenote in statura di una spanna, ma avanzò strisciando i piedi e guardando per terra e rimpiangendo di non essere all’HH. Era troppo difficile. Era orribile. Aveva la lingua incollata al palato. Tese la mano senza guardare.

Bluenote gliela strinse. «Cristo, come sei grosso. Ma poco adatto a raccogliere mirtilli.»

Blaze lo fissò in silenzio.

«Vuoi guidare un camion?»

Blaze deglutì. Si sentiva qualcosa incastrato in gola. «Io non so guidare, signore.»

«Ti insegno io», rispose Bluenote. «Non è difficile. Ora vai a mangiare.»

Blaze entrò. Il tavolo era di mogano. Brillava come la superficie di un lago. Era apparecchiato su entrambi i lati. Sopra di loro scintillava un lampadario, proprio come in un film. Blaze prese posto, sentendo insieme caldo e freddo. Alla sua sinistra sedeva una ragazza e questo peggiorò il suo stato di confusione. Ogni volta che lanciava uno sguardo da quella parte, i suoi occhi scendevano sulla sporgenza del suo seno. Cercò di trovare un rimedio ma non ci riuscì. Era semplicemente... lì. A occupare spazio nel mondo.

Bluenote e la governante portarono piatti in tavola. C’erano stufato di manzo e un tacchino intero. C’era un’enorme insalatiera di legno piena di insalata con tre diversi tipi di condimento. C’erano piatti di fagioli, piselli e carote a rondelle. C’era una pentola di ceramica piena di purè di patate.

Quando tutte le pietanze furono servite e tutti furono seduti davanti ai propri piatti scintillanti, sul tavolo cadde il silenzio come un macigno. Ragazzi e ragazze contemplavano quel banchetto come se fosse un’allucinazione. Si udì il brontolio di un ventre. Risuonò come un camion su un ponte di legno.

«Va bene», disse Bluenote. Sedeva a capotavola con la governante alla sua sinistra. Dall’altra parte sedeva il figlio. «Diciamo una preghiera.»

Tutti chinarono il capo in attesa del sermone.

«Signore», intonò Bluenote, «benedici questi ragazzi e queste ragazze. E

benedici questo cibo per loro. Amen.»

Si scambiarono occhiate clandestine, cercando di capire se fosse uno scherzo. O

un trucco. Amen significava che potevano cominciare a mangiare, ma se era così, avevano appena ascoltato la più sintetica preghiera nella storia del mondo.

«Passatemi quello stufato», chiese Bluenote.

La squadra di quell’estate si buttò sul cibo con sano appetito.



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